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letteratura

classe 4 > ITALIANO


IL TEATRO EUROPEO

NEL '600


    




Calderón de la Barca (1600-1681)


- Progressiva astrazione delle sue opere che assumono un significato allegorico

- progressivo sviluppo della scenografia

- sforzo di rendere concreti i significati allegorici dei drammi

El gran teatro del mundo (Il grande teatro del mondo)


La vida es sueño (La vita è sogno)

La vita per Calderón è teatro o sogno ;

È difficile distinguere fra apparenza e
realtà;

Solo la morte libera dall'inganno, portando al vero significato dell'esistenza;

Fine delle certezze e disinganno;

La scelta morale e religiosa non nasce dalle certezze di significato di una visione prestabilita del mondo, ma viceversa dalla consapevolezza della precarietà e della relatività di ogni significato.



Il teatro in Francia


Fra Cinque e Seicento il teatro non è così sviluppato come in Spagna e in Inghilterra

A Parigi c'era un solo teatro, l'Hotel de Bourgogne, frequentato da pubblico borghese

Le classi più alte preferivano i teatri di corte o dei palazzi aristocratici

Frattura fra teatro popolare e teatro colto

Dal 1630: rinascita del teatro francese

Sostegno del re e di Richelieu

Cambia il pubblico dell'Hotel de Bourgogne: oltre che da borghesi è frequentato anche da aristocratici ;

maggior impegno culturale e politico degli autori

La corona vede nel teatro un forte strumento a sostegno della propria politica culturale

Il teatro diventa una vera e propria istituzione statale.



Molière





Nasce a Parigi nel 1622

Mette in scena la prima commedia letteraria a Lione nel 1655 L'étourdi (Lo stordito)

1658 - La sua compagnia è a Parigi, sotto la protezione del fratello del re

1659 - Les précieuses ridicules (Le preziose ridicole) prima opera importante con

grande successo

Ottiene dal re la sala del Palais-Royal e la sua compagnia è nominata "Troupe du roi" (compagnia del re)

L'école des maris (La scuola dei mariti)

1662 - L'école des femmes (La scuola delle mogli)

Difesa della naturalezza della vita, contro ogni autoritarismo e costrizione


L'arte di Molière


Essenzialmente basata sull'azione, sul movimento e sulla vivacità delle battute

Gli stati d'animo sono analizzati nella loro psicologia

Svolgimento logico e coerente

Realismo nei contenuti

Identificazione fra natura e ragione: difesa dei diritti naturali

Critica dell'intolleranza e dell'ipocrisia


Le opere maggiori



1664 - Tartuffe (Tartufo)

1666 - Le misanthrope (Il misantropo)

1668 - L'avare (L'avaro)

1672 - Les femmes savantes (Le donne saccenti)

1673 - Le malade imaginarie (Il malato immaginario)

1673 - muore mentre sta recitando il Malato immaginario




Abiura di Galileo Galilei
Letta il 22 giugno 1633





Io Galileo, fìg.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell'età mia d'anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l'eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl'occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Dio crederò per l'avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la S.a Cattolica e Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Off.o, per aver io, dopo d'essermi stato con precetto dall'istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere ne insegnare in qualsivoglia modo, ne in voce ne in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d'essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l'istessa dottrina già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d'eresia, cioè d'aver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo e imobile e che la terra non sia centro e che si muova; Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d'ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non fìnta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l'avvenire non dirò mai più ne asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d'eresia lo denonziarò a questo S. Offizio, o vero all'Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò.

Giuro anco e prometto d'adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo S. Off.o imposte; e contravenendo ad alcuna delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da' sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate.

Così Dio m'aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani.

Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.
Io, Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria.



GIUSEPPE PARINI



LA CADUTA

(dalle "ODI")



Quando Orion dal cielo
declinando imperversa
e pioggia e nevi e gelo
sopra la terra ottenebrata versa,
me spinto ne la iniqua
stagione, infermo il piede,
tra il fango e tra l'obliqua
furia de' carri la città gir vede;
e per avverso sasso
mal fra gli altri sorgente
o per lubrìco passo
lungo il cammino stramazzar sovente.
Ride il fanciullo; e gli occhi
tosto gonfia commosso
che il cubito o i ginocchi
me scorge o il mento dal cader percosso.
Altri accorre; e: - Oh infelice
e di men crudo fato
degno vate! - mi dice;
e, seguendo il parlar, cinge il mio lato
con la pietosa mano;
e di terra mi toglie;
e il cappel lordo e il vano
baston dispersi ne la via raccoglie:
- Te ricca di comune
censo la patria loda;
te sublime, te immune
cigno da tempo che il tuo nome roda
chiama gridando intorno;
e te molesta incìta
di poner fine al Giorno
per cui cercato a lo stranier ti addita.
Ed ecco il debil fianco
per anni e per natura
vai nel suolo pur anco
fra il danno strascinando e la paura:
né il sì lodato verso
vile cocchio ti appresta
che te salvi a traverso
de' trivi dal furor de la tempesta.
Sdegnosa anima! prendi
prendi novo consiglio,
se il già canuto intendi
capo sottrarre a più fatal periglio.
Congiunti tu non hai,
non amiche, non ville
che te far possan mai
nell'urna del favor preporre a mille.
Dunque per l'erte scale
arrampica qual puoi;
e fa' gli atri e le sale
ogni giorno ulular de' pianti tuoi.
O non cessar di porte
fra lo stuol de' clienti,
abbracciando le porte
de gl'imi che comandano a i potenti;
e lor mercé penètra
ne' recessi de' grandi;
e sopra la lor tetra
noia le facezie e le novelle spandi.
O, se tu sai, più astuto
i cupi sentier trova
colà dove nel muto
aere il destin de' popoli si cova;
e fingendo nova esca
al pubblico guadagno
l'onda sommovi e pesca
insidioso nel turbato stagno.
Ma chi giammai potrìa
guarir tua mente illusa
o trar per altra via
te ostinato amator de la tua Musa?
Lasciala: O, pari a vile
mima, il pudore insulti,
dilettando scurrile
i bassi geni dietro al fasto occulti -.
Mia bile, al fin costretta
già troppo, dal profondo
petto rompendo, getta
impetuosa gli argini; e rispondo:
- Chi sei tu che sostenti
a me questo vetusto
pondo e l'animo tenti
prostrarmi a terra? Umano sei, non giusto.
Buon cittadino, al segno
dove natura e i primi
casi ordinar, lo ingegno
guida così che lui la patria estimi.
Quando poi d'età carco
il bisogno lo stringe,
chiede opportuno e parco
con fronte liberal che l'alma pinge.
E se i duri mortali
a lui voltano il tergo,
ei si fa, contro a i mali,
de la costanza sua scudo ed usbergo.
Né si abbassa per duolo,
né s'alza per orgoglio -.
E ciò dicendo, solo
lascio il mio appoggio; e bieco indi mi toglio.
Così, grato a i soccorsi,
ho il consiglio a dispetto;
e privo di rimorsi,
col dubitante piè torno al mio tetto.


 
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